13 marzo 2008

Il motoscooter # 2

L’ingegner D’Ascanio nel disegnare quel motorino pensò a un mezzo che potesse essere adatto anche alle persone che non erano mai salite su una motocicletta. Un mezzo con la ruota di scorta come le automobili. Un veicolo con un accesso agevole ed una posizione seduta, confortevole e comoda. Infine, ideò una carrozzeria capace di proteggere il guidatore, di impedirgli di sporcarsi o scomporsi nell’abbigliamento. Eliminò la catena immaginando una scocca portante a presa diretta; per rendere la guida più agevole pensò di posizionare il cambio sul manubrio. Per facilitare la sostituzione della ruota escogitò, non una forcella, ma un braccio di supporto simile ai carrelli degli aerei.
Il nome del veicolo fu coniato dallo stesso Enrico Piaggio che davanti al prototipo MP 6, vedendo la parte centrale molto ampia per accogliere il guidatore e la “vita” stretta del mezzo, esclamò: “Somiglia a una vespa!”.
E VESPA FU.
Nel marzo 1946, da quel ronzio un po’ ridicolo di un motorino che non arrivava al decilitro di cilindrata, nasce la motorizzazione italiana.
Fu in quei giorni, il 29 marzo 1946, che sul Corriere d’informazione, ancora a un solo foglio, uscì un minuscolo annuncio pubblicitario, tre centimetri per una colonna: “La S.p.A. Piaggio & C. presenta la Motoleggera utilitaria Vespa – Cilindrata 98 cmc. – Motore a 2 tempi – Cambio 3 marce – Velocità massima 60 Km. – Consumo 1 litro 50 km. – Mass. Pendenza 20% - Inizio consegna in aprile”.
La Vespa primo tipo era sprovvista di cavalletto, si appoggiava lateralmente sulla pedana che per questo aveva due zoccoletti in lega leggera.
Nel primo anno di produzione (1946) la Vespa viene prodotta in 1200 esemplari dalla Piaggio di Pontedera.

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