31 marzo 2009

Intervallo post # Spoleto

Quando si vive e si lavora in una grande città come Roma, con orari che il più delle volte non coincidono con quelli della mia sposina, succede che per poter trascorrere un fine settimana di meritato riposo insieme, bisogna organizzarsi per tempo. Così abbiamo deciso di trascorrere l’ultimo week end invernale o, come preferite, il primo primaverile, in Umbria e più precisamente a Spoleto. L’Umbria è una piccola regione piena di opportunità e facilmente raggiungibile da Roma con un viaggio di breve durata. E’ una regione senza mare, tuttavia ricca di acque, valli fluviali, sorgenti termali e caratterizzata dal rombo vivace delle Marmore. E dove c’è acqua c’è verde, parchi naturali (come una larga porzione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini) e numerose aree di interesse naturalistico. Altro elemento peculiare del paesaggio è il colore delle pietre antiche dei monasteri, dei campanili, delle basiliche, degli eremi e dei minuscoli centri abitati che punteggiano le colline come in una tela di Claude Monet. Il tempo, quello meteorologico intendo, non è stato propriamente bello. Anzi, il pomeriggio del sabato, siamo stati accolti alle porte della bella cittadina umbra da una tormenta di neve e relativa temperatura prossima allo zero con pericolo di ghiaccio sulla strada. Eravamo quasi propensi a tornarcene a casa ma poi, nell’oscurità del crepuscolo, la vista della Rocca Albornoziana e dello spettacolare Ponte delle Torri, splendidamente illuminati, ci ha convinti a restare. Anche il meteo prevedeva un netto miglioramento nelle ore successive e così, approfittando di un'offerta vantaggiosa troviamo ospitalità presso il Convento di Agghielli, un suggestivo agriturismo ecologico restaurato ed arredato secondo i principi della bioarchitettura; un posto incantevole situato a pochi chilometri da Spoleto, immerso nel verde delle colline circostanti (imbiancate dall’inaspettata nevicata), nel silenzio, nella quiete, dove per qualche giorno è stato come vivere una vita migliore.

Cartolina 1: Spoleto, frazione Pompagnano, Convento di Agghielli.


Dopo un veloce giro in auto decidiamo di tornare al "convento" e cenare a lume di candela davanti ad uno dei camini che riscaldano l’ambiente, rimandando al mattino seguente il giro turistico della cittadina.
Spoleto sorge lungo i fianchi del colle S. Elia, alto 543 metri; presenta segni di insediamenti umani risalenti almeno all’età finale del bronzo (fine XII – X secolo a.C.) e conserva, nell’impianto urbanistico, evidenti tracce del reticolato di età romana e numerosi resti monumentali come il Teatro Romano, l’Arco di Druso e Germanico e la Casa Romana sotto il Municipio.

Cartolina 2: Spoleto, via Francescana.

La città, percorsa lentamente, a piedi e con il cielo sereno (le previsioni – del tempo – quando meno te l’aspetti, non sbagliano), risalendo i pendii e perdendosi tra i vicoli e le ripide scalinate, regala prospettive sempre nuove e mai noiose.
L’aria che si respira evoca altri tempi.

Cartolina 3: Spoleto, il Duomo.

Dopo la passeggiata per il centro storico e la visita del Duomo (il più rilevante monumento spoletino con gli affreschi del Pinturicchio e di Filippo Lippi) decidiamo di “scoprire” la Rocca Albornoziana, una poderosa fortezza rettangolare con sei torrioni. Edificata tra il 1360 e il 1370, costituì la più grande ed inespugnabile costruzione strategica realizzata per la conquista dei territori pontifici perduti in seguito alla cattività avignonese, ovvero lo spostamento della sede papale da Roma ad Avignone. Oggi, nella Rocca, vi ha sede il museo e vengono ospitate manifestazioni di diverso genere ed attività di ricerca e formazione legate ai beni culturali. Da non perdere, all’interno della torre maestra, la Camera Pinta, interamente affrescata con scene di soggetto cortese e cavalleresco.
Torniamo in centro e sostiamo all’Osteria del Matto (in vicolo del Mercato), un posto alla buona come le osterie di una volta, gustando un menu – fisso – semplice e casalingo.

Cartolina 4: Spoleto, particolare dell'affresco della Camera Pinta - Rocca Albornoziana.

Ora, la nostra meta, prima del rientro, è lo spettacolare Ponte delle Torri, un ponte-acquedotto alto 76 metri e lungo 230, costruito tra il XIII e il XVI secolo, che con i suoi nove piloni collegati da dieci arcate, domina la valle e collega la Rocca al Monteluco. La sua funzione era quella di convogliare le acque nella parte alta della città e alla Rocca e, contemporaneamente, servire d’accesso al Monteluco.
La nostra breve vacanza volge al termine e il rientro nella capitale avviene serenamente. Staccare la spina è servito a fare scorta di energie positive che solo luoghi come questi possono, ancora, offrire.
Alla prossima!

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